REALITY (2003)

bowie reality

Tutti i brani sono composti da David Bowie tranne dove segnalato.

Data di Uscita

15 Settembre 2003

Registrazione

Looking Glass Studios (New York, USA) - Gennaio/Maggio 2003

Produzione

David Bowie e Tony Visconti

Recensione

E’ stato davvero detto di tutto su questo album del duca, generalmente poco apprezzato dai suoi fans più attenti. Ma cosa significa Reality, realtà? Il disco, uscito in molte versioni, è una raccolta di canzoni, un album che, per stessa dichiarazione di Bowie, è nato con la funzione di fornire alla band nuovi brani da suonare dal vivo. Ben lontano dai progetti concept precedenti, l’album è un insieme di nuovi brani e di pezzi di altri riarrangiati, con un risultato nel complesso piacevole ma non eccelso. Il cd si apre con New Killer Star, unico singolo, una canzonetta da classifica con una debole linea di basso, la cui l’uscita in edizione DVD audio ne ha limitato la presenza alle basse posizioni della classifica; si prosegue con una versione frizzante di Pablo Picasso dei Modern Lovers, completamente stravolta rispetto all’originale. Never Get Old è un nuovo appello al tempo, che tanto ricorre nella produzione di Bowie, in cui il duca grida al mondo che vivrà fino alla fine dei tempi…. Fino a qui tutto bene, e sembra che, per quanto commerciale, l’album possa essere piacevole, ma a Mister Jones piace stupire… in bene e in male. Si apre infatti una discesa vertiginosa verso lo scontato e l’ovvio. The Loneliest Guy, una ballata priva di qualsiasi inventiva musicale, rimane a galla solo per un testo estremamente toccante. Poi una scelta sbagliata dietro l’altra: Looking For Water con brutti ricordi di Never Let Me Down, She’ll Drive The Big Car, pur avendo la lirica più di effetto dell’intero album, passa inosservata come la sua compagna Days. Bowie ha l’abitudine di riarrangiare pezzi di altri per i suoi album ma con Try Some, Buy Some ha scelto probabilmente la canzone meno significativa di George Harrison.
Reality ha il merito di non chiudersi con l’amaro in bocca, e infatti l’album si riprende nelle battute finali con la titletrack che nulla ha da invidiare a Baby Universal del periodo Tin Machine.
Il finale è portentoso: Bring Me The Disco King, un outtake di Black Tie White Noise, un brano dalle fortissime reminescenze jazz, il piano cristallino di Mike Garson su un loop di batteria con spazzole. L’album non è sicuramente tra i migliori della produzione di David Bowie; peccato i buoni testi siano stati sminuiti da arrangiamenti un po’ banali e poco curati.

 

di Zowie

Musicisti

David Bowie
(chitarra, tastiere, stilofono, sax baritono, percussioni, sintetizzatori, cori)
Sterling Campbell
(batteria)
Gerry Leonard
(chitarra)
Earl Slick
(chitarra)
Mark Plati
(basso, chitarra)
Mike Garson
(piano)
Gail Ann Dorsey
(cori)
Catherine Russell
(cori)
Matt Chamberlain
(batteria in Bring Me To The Disco King)
Tony Visconti
(basso, chitarra, tastiere, cori)
David Torn
(chitarra)
Mario J. McNulty
(percussioni e batteria addizionali in
Fall Dog Bombs The Moon)

Crediti

Rex Ray
(illustrazione)

Frank W. Ockenfels
(fotografia)

Jonathan Barnbrook
(design di copertina)

Tony Visconti
(ingegnere del suono e missaggio)

Greg Tobler
(assistente ingegnere del suono)

Mario J. McNulty
(ingegnere del suono addizionale)

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