Starman over the Rainbow, Plays & Players, novembre 1972

Il 19 e 20 agosto 1972 David Bowie mette in scena al Rainbow di Londra le due date più teatrali e spettacolari dell’era di Ziggy Stardust. Con l’aiuto dell’amico Lindsay Kemp crea una scenografia di scale e passerelle che gli permettono di cantare su vari livelli, mentre la compagnia di danza di Lindsay Kemp esegue balletti d’avanguardia e sequenze di mimo. Oltre a ciò, il gruppo di supporto era la nuovissima glam band Roxy Music.

STARMAN OVER THE RAINBOW – ALEXANDER STUART RIFERISCE SU DAVID BOWIE

JUDY GARLAND NON CI HA LASCIATO! Rimaterializzato, reincarnato, il suo spirito gode oggi di un’esistenza cosmica nella coscienza intima di questo celestiale travestito pretenzioso, vale a dire David Bowie, che è tornato recentemente sulla terra con qualcosa di simile all’impatto della fissione nucleare. In una performance di due ore piene nel locale rock londinese che, ironia della sorte, si chiama The Rainbow, David ha dimostrato in modo esplosivo di cosa si tratta. Mi aspettavo del rock; la maggior parte del pubblico probabilmente si aspettava del rock. Il piatto principale invece è stato del teatro — del “living theatre”.1

Starman over the Rainbow bowie Play & Players Novembre 1972 foto 1
© MICK ROCK

Un brano di Beethoven, elaborato al sintetizzatore, tratto da Arancia Meccanica dà il senso della scena mentre, in mezzo a una nebbia di ghiaccio secco, David balza sul palco, completo di trucco e scintillante outfit astrale, per interpretare Lady Stardust.

“The Spiders”, questo il nome che il trio formato da Mick Ronson, Mick Woodmansey e Trevor Bolder sembra avere acquisito in seguito al successo di The Rise and Fall of Ziggy Stardust e The Spiders from Mars—si uniscono a lui e, più in alto, appaiono “The Astronettes” uno ad uno.  Gli “Astronettes” sono uno straordinario gruppo di mimi, guidati dall’esperto di mimo Lindsay Kemp, le cui coreografie David ha reso parte integrante della sua musica.

Ziggy Stardust è il nucleo attorno al quale tutto è stato costruito. L’LP, a parte i suoi meriti o demeriti musicali, contiene una “storia rock” estremamente sofisticata, non tanto per il tema, quanto per il modo in cui quel tema viene presentato, con David che utilizza vari livelli di coinvolgimento, dal distacco totale all’identificazione assoluta con il personaggio principale, per trasmettere la sua idea: ovvero l’ascesa e la caduta di una superstar. A differenza di Cristo, forse la prima vera superstar, Ziggy Stardust è destinato ad essere una delle ultime, perché rimangono solamente “cinque anni per piangere”: la terra sta morendo. Da qui il collegamento con Arancia Meccanica (che è ovviamente diventato “di culto” appena uscito, con le spoglie mortali di Beethoven che senza dubbio fanno del loro meglio per contorcersi quando il pubblico applaude al ritmo della “gloriosa nona”); il mondo di Ziggy Stardust ha delle somiglianze con quello di Alex e dei suoi “drughi”. E anche delle somiglianze con Cabaret e con le sue implicazioni: il glamour, l’ambiguità sessuale, la decadenza, c’è tutto, solo che adesso Joel Grey2 è passato da MC (Emcee) a superstar.

Tuttavia, la storia di Ziggy non ha avuto difficoltà nell’essere raccontata. Il trucco, i costumi, il mimo e così via ne hanno fornito lo sfondo, mentre canzoni come Five Years, Starman, Lady Stardust e Suffragette City suggerivano il tema di base. Questa struttura è stata completata con materiale da due degli altri album di David.  The Man Who Sold The World è un precedente LP appena “scoperto” dal pubblico, ma che alcuni critici reputano essere finora il suo più grande risultato musicale. Oltre ad un paio di altre esecuzioni più lunghe da questo album, ce n’erano diverse dal più recente Hunky Dory, incluso l’ultimo singolo, Changes, il tributo di David ad Andy Warhol, e una delle mie preferite, Queen Bitch.

Ma torniamo a Miss Garland; l’intera serata è sembrato un omaggio a Judy. David Bowie, col viso delicato truccato per somigliare un po’ a quello di lei, ha il coraggio, i lustrini, il fascino, la forza, il distacco – le qualità da stella – della Garland e, sì, anche le gambe. Durante uno dei suoi numeri David scompare dal palco per pochi istanti per poi tornarvi, dopo aver tolto il suo abito di polvere di stelle, sfoggiando un body multicolore e un paio di gambe ben tornite. E tutto ciò dopo aver inserito un rimando a Over The Rainbow in una strofa di Starman!

Il pubblico ha risposto proprio come avrebbe fatto 10 o 20 anni prima con Judy, applaudendo in modo sfrenato all’inizio, alla fine, e in alcuni casi (come per Space Oddity, che è stata rielaborata per consentire la “partecipazione” del pubblico durante il conto alla rovescia) nel mezzo delle esecuzioni.

Il set fa somigliare quello di Jesus Christ Superstar al palcoscenico di una recita scolastica, eppure David si esibisce solo per un paio di serate, non in un musical di lunga durata nel West End. La struttura realizzata su più livelli include piattaforme su entrambi i lati, con scale che si allungano fino ad esse e dei fondali azionati meccanicamente, utilizzati assieme a dei proiettori (film e diapositive) e ad un complesso gioco di luci.

Mentre David e il suo trio eseguivano i loro brani, gli “Astronettes” ballavano in evolute pantomime, affiancati di tanto in tanto dallo stesso David. La più grande difficoltà per tutti gli interessati è stata posizionarsi correttamente per gli effetti di luce al momento giusto, ma tutto sommato la danza è sembrata piuttosto fluida e sofisticata, anche se David si muoveva con meno scioltezza degli altri e sembrava a tratti vacillante.

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© MICK ROCK David Bowie arricchisce il suo numero con gli “Astronettes”, un gruppo di mimi guidati da Lindsay Kemp, e il risultato è un teatro rock esplosivo

David Bowie ha attraversato molti cambiamenti, che lo hanno portato verso un profondo e sincero interesse per il buddismo e per l’antica arte del mimo, fin da prima di Space Oddity. E’ stato promotore della creazione del Beckenham Arts Lab, dove ha avuto la possibilità di concentrarsi sulla gestualità di derivazione cinese e di favorire lo sviluppo di opere multimediali; una volta è anche apparso alla Royal Festival Hall come mimo nel racconto di una storia tibetana. La gestualità degli “Astronettes” deve molto all’arte cinese: rapida, drammatica, pertinente. (ndt. – giapponese non cinese)

Una delle loro coreografie, nella quale hanno fatto grande uso delle scale, vedeva prima David e poi il resto della compagnia, salire agilmente fino a metà delle scale, per poi scivolare giù verso il centro del palcoscenico, come se si fossero improvvisamente persi d’animo, come topi spaventati che hanno paura di avventurarsi troppo lontano dalla loro tana.

Due ore sono lunghe, sia per gli artisti che per il pubblico, e alla fine entrambi sembravano esausti. David deve proprio avere una bella resistenza – per ballare e cantare per così tanto tempo quando molti artisti più convenzionali si sarebbero affidati alla musica preregistrata e ciò deve aver avuto effetto anche sul pubblico, che comunque sarebbe rimasto facilmente impressionato dallo spettacolo. E’ stato molto da buttar giù tutto in una volta, leggermente sopra le righe, ma un fattore ha tenuto tutto insieme più di ogni altra cosa: la voce di David. Questa è maturata enormemente e ora ha una qualità chiara e fluida che, unita al suo attraente fremito malinconico, è piuttosto accattivante.

David è sulla buona strada per ottenere il riconoscimento che, negli ultimi anni, è stato sprecato per dei comuni mortali. Lui è da solo, ma solo perché è diverso: ha il fascino misterioso di una star. Il problema è come andrà a finire?

Tradizionalmente, ci dovrebbe essere l’incidente automobilistico o l’overdose, ma del resto, lui non è certo un tradizionalista.

Ziggy si suicida in stile rock ‘n’ roll. Forse lui dovrà subire il destino del Maggiore Tom in Oddity: galleggiare da solo nello spazio per l’eternità.

NOTE:
1 Living Theatre – gruppo teatrale d’avanguardia fondato a New York nel 1947 da J. Beck e J. Malina, e da essi diretto fino allo scioglimento nel 1969. La sua ricerca s’indirizzò verso un teatro mirato non a erudire o distrarre ma aggredire e provocare lo spettatore.

2 Joel Grey – è un attore e regista teatrale statunitense la cui carriera ebbe una svolta decisiva nel 1966 quando venne scritturato per il ruolo di Emcee, MC – Master of Ceremonies – ovvero Presentatore, nel musical di Broadway Cabaret ed in seguito nella versione cinematografica del 1972.

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