RAI2 “Odeon” e altre interviste – Ottobre 1977

Nel lontano 8 ottobre 1977, all’uscita di “Heroes”David Bowie arrivò in Italia per un breve giro promozionale fatto di un paio di interviste e di uno splendido passaggio televisivo per il magazine televisivo “Odeon – Tutto quanto fa spettacolo” (in onda al giovedì’ alle 20.30 su Raidue).

L’intervento di David a Odeon (che probabilmente passò il 13 o il 20 ottobre) durò circa 15 minuti e per molti anni risultò introvabile negli archivi della Rai. Lo trovate in calce alla pagina.

Altre testimonianze di quel raro passaggio sono le due intervisterilasciate ad Aldo Bagli per il settimanale Ciao 2001 e a Mauro Eusebi per il settimanale Sound, delle quali potete qui sotto vedere testi e relative immagini (tratte proprio da Odeon). Al Corriere della Sera dichiarò di voler tenere un concerto gratuito all’interno del Colosseo.

INTERVISTA ROMANA : PER FAR CONOSCERE IL NUOVO ALBUM “HEROES”, DAVID BOWIE SI E’ LANCIATO IN QUESTI GIORNI IN UN TOUR PROMOZIONALE CHE HA INCLUSO ANCHE IL NOSTRO PAESE DOVE VORREBBE TORNARE PER SUONARE

da Ciao 2001 – n. 43 – 30 ottobre 1977

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Come sapete David è un profondo amatore dell’Italia e dei suoi prodotti più tipici, dal vino ai sigari, del suo patrimonio monumentale-storico e forse anche dello stato di decadenza in cui questa versa da parecchi anni. Il cantante si è fermato a Roma per ben cinque giorni: ha preso parte a programmi televisivi e radiofonici, ha partecipato a numerosissime interviste e conferenze stampa. Ed in tutto questo “concedersi” al pubblico e agli addetti ai lavori ha trovato anche il tempo di sparire misteriosamente tre volte lasciando con un palmo di naso tutto il suo acidissimo e severissimo entourage. Abbiamo passato con David diverse ore (tralasciamo quelle formali dei ricevimenti all’aeroporto Leonardo Da Vinci) nelle quali si è creato un feeling veramente eccezionale dove il Bowie uomo è emerso pensiamo in quasi tutta la sua pienezza e le sue angosce esistenziali. Anzi quando ci siamo lasciati il cantante ci ha detto: “Non ti sembra che la musica sia stata messa un pochino da parte. Mi hai fatto veramente felice: ho avuto la possibilità di levarmi per un attimo i panni del divo, che viene a raccontare due luoghi comuni ad una folla affamata di simili cose”. David è un ragazzo gentilissimo, piuttosto disponibile al contatto umano ed intellettuale, un abile giocoliere che studia profondamente il suo interlocutore. Ma in ogni cosa che ha fatto in questo suo soggiorno romano c’è stata sempre una componente di distacco, di pacato disinteresse, che ha un alcunché di aristocratico e di cerebrale. I momenti in cui abbiamo parlato con lui sono stati diversi nel tempo: perciò vi proponiamo un resoconto unico di tre giorni di incontri, confessioni, risate tremende (Per David il ridere come vedremo è una cosa importantissima). L’ intervista è divisa in due momenti, uno musicale e l’altro intellettuale-umano, che nella realtà non sono stati così separati. e che noi abbiamo scisso soltanto per comodità espositiva

2001: E’ indubbio che con “Low” e poi con il recente “Heroes” si è aperto per te un nuovo momento creativo. Quali sono i suoi tratti pertinenti?

DAVID BOWIE: In realtà il tratto pertinente è uno soltanto: la spontaneità. Non ti spaventare a prima vista questa affermazione potrebbe sembrare contraddittoria, ma invece non lo è affatto. Dopo essermi messo nei panni di Ziggy Stardust e poi in quelli dell’ Intrattenitore (sfrutta-mode) ho deciso di crearmi una mia personale, e scusa la doppia ripetizione, dimensione artistica, in poche parole, con questi due album, ho fatto quello che ho voluto liberamente, senza nessun tipo di condizionamento esterno che potesse influenzare le mie scelte. In questo senso “Low” ed “Heroes” sono spontanei.

2001: Ma la loro musica non sembra essere spontanea…

DAVID BOWIE: Lo è in realtà. Quando siamo entrati in studio per incidere Heroes Brian Eno ed io non avevamo nessuna idea sul che fare. Poi ci siamo messi a comporre, seguendo però uno schema abbastanza preciso: prima di tutto sceglievamo una sequenza orizzontale di note, dopo ognuno di noi si ritirava in una stanza e la elaborava a suo piacimento. Passato uno spazio dl tempo preciso e delimitato, ci incontravamo e miscelavamo le nostre elaborazioni…

2001: Da quello che tu hai detto, possiamo capire che si tratte di un tipo di spontaneità piuttosto guidata. Avete addirittura seguito, nel modo di composizione del materiale, dei principi matematici e filosofici ben precisi.

DAVID BOWIE: Hai centrato il problema, io credo ancora molto in categorie come libertà, creatività e così via, ma sopra di tutte però deve essere posto per l’ ordine, l’ armonia razionale ed unificatrice. Non si può improvvisare niente. senza un minimo dl studio e di criterio e neanche la musica sfugge a questa legge.

2001: insieme con Fripp ed Eno hai dato vita ad un sodalizio artistico non indifferente.

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DAVID BOWlE: Più che artistico lo definirei intellettuale. Quando tre persone si incontrano e lo fanno al dì la degli interessi economici che ne potrebbero derivare allora ci sono anche dei motivi che superano la professione stessa. Siamo tre caratteri molto diversi, che però trovano il punto di contatto nel riso, nel ridere ton le mente, nell’ auto-ironia. Quando lavoriamo intorno ad un qualcosa di musicale, il più del tempo lo passiamo a ridere, mettendo in una atroce disperazione Toni Visconti che invece considera il suo lavoro sacro ed irraggiungibile dell’ umano riso.

2001: Sempre tornando ad Heroes secondo noi, questo tuo nuovo album è classificabile senza dubbio come d’avanguardia. Anche nella prima facciata, assistiamo ad uno stravolgimento del codice rock, ed una sua disintegrazione..

DAVID BOWIE: Stiamo creando invece un nuovo linguaggio musicale, che riesca a trascendere dall’ elemento moda: nulla in questa nuova lingua deve prevalere rispetto ad un singolo componente.

2001: Appena hai messo piede in Italia, la prima dichiarazione che hai fatto è stata la seguente: farò un concerto dal vivo al Colosseo… Cosa c’ è di vero?

DAVID BOWIE: Essere artisti vuole dire per me essere dei provocatori inveterati. Comunque qualcosa di vero c’è; la mia voglia di suonare in Italia. Il mio management sta prendendo contatti per un concerto gratuito nel giugno prossimo nell’Arena di Verona. Penso che sarebbe divertente: adoro il carattere estremamente ricettivo degli Italiani.

2001: Nelle tue carriera musicale hai mandato nella disperazione più nera molti dei tuoi fans, anche qui da noi, quando hai smesso di indossare i panni di Ziggy Stardust.

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DAVID BOWIE: Nei giro di un anno si cambiano una marea di indumenti, di occhiali e così via, anche un artista che si rispetti non può indossare dei costumi di scena per molto tempo. Finirebbe per inaridirsi completamente per diventare un manichino senza un’ anima. Ti immagini che noia per me andare sul palco ancora con quegli abiti colorati, con tutta quella porporina. No, al momento opportuno bisogna anche saper dire basta.

2001: Inoltre hai anche riportato alla vita artistica due personaggi piuttosto difficili come Lou Reed ed Iggy Pop. Hai dovuto faticare?

DAVID BOWIE: Le maggiori fatiche le ho compiute nei convincere i discografici che Lou ed Iggy erano ancora degli artisti in grado dl combinare qualcosa di buono. Per Il resto non ho avuto problemi: Lou sa quello che vuole e di solito crea dei film incredibili ai quali non partecipa assolutamente. Al contrario Iggy è un sensitivo, un ragazzo alla ricerca di un qualcosa che non troverà mai. Si entusiasma per tutto e per niente. Gli opposti che, come vedi, vengono sempre a toccarsi.

2001: in alcune tue dichiarazioni hai espresso dei pareri non molto ottimisti sul futuro dell’uomo.

DAVID BOWIE: E mi hanno accusato di essere nazista soltanto perché ho detto che l’Inghilterra sta andando sempre di più verso una dittatura. Con te preferisco scendere su considerazioni generali: come causa c’è la rivoluzione industriale e come effetto la divisione del lavoro: è risultato uno sviluppo disarmonico delle capacità umane. Oggi ad esempio poche persone riescono a vivere in una casa riuscendo ad essere completamente autosufficienti. Tu, sei in grado di riparare un rubinetto che si rompe, oppure un elettrodomestico che fonde?

2001: No

DAVID BOWIE: E questo non conoscere l’ ambiente in cui si vive sta portando la razza umana su di un pericoloso precipizio: il caos, il disordine, un tipo di anarchia che è sempre consentita da chi ha in mano le redini. Viviamo In un tipo di società che è permissiva e repressiva al tempo stesso.

2001: La tua interpretazione dei fatti attuali è riconducibile al tipo di pensiero negativo, che ad esempio è esploso in Francia quest’anno?

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DAVID BOWIE: Non del tutto perché al centro dai miei interessi non c’è la sola speculazione filosofica. Oggi l’unico discorso culturale valido da fare è quello che ipotizzi una sempre maggiore conoscenza dell’uomo sulle macchine, La nostra vita è ormai determinata dalle macchine ed il non saperle usare in maniera razionale potrebbe anche significare la nostra fine. Guarda ad esempio sul piano ecologico quello che è accaduto: nei giro di cinquanta anni sono stati distrutti mari, fiumi, aria pura. Smettiamo di sognare, ed apriamo gli occhi. L’ uomo ha sempre la tendenza a non essere operativo: è capace di discutere per anni sull’esistenza di un fenomeno, senza però sentire l’esigenza di andare a vedere a che cosa (da un punto di vista positivo) questo possa servire. La frattura uomo-ambiente è ormai quasi insanabile e le macchine non fanno che aumentarla giorno dopo giorno.

2001: Tu però non ipotizzi un ritorno bucolico?

DAVID BOWIE: No, assolutamente, non sono così stupido e reazionario (David ha usato proprio questi termini).

2001: Al contrario di molte rock star tu David hai anche una vita intellettuale piuttosto intensa.

DAVID BOWIE: Uno dei miei principali difatti è proprio quello di intellettualizzare ogni cosa che faccio e che dico, anche la più piccola. Ma sai, ritengo che la vita, che il vivere sia una scienza e non imparare almeno i fondamenti di questa dottrina significa soltanto non accostarsi a questa scienza, quindi non saper vivere o detta in maniera più ultimativa non vivere.

2001: Sarai ancora per molto tempo assorbito in questa campagna promozionale?

DAVID BOWIE: Si, ma prima di andare in America, mi concederò due settimane di riposo in Scozia, da mio figlio Zowie che non vedo da diverso tempo. E so che ha bisogno di me.

Aldo Bagli

Galleria

Grazie a Cristina Salvi che ci ha concesso l’autorizzazione a pubblicare queste foto inedite dell’intervista con Aldo Bagli

DAVID BOWIE IN ITALIA: “VOGLIO COMUNICARE SOPRATTUTTO CON ME STESSO”

da Sound ottobre 1977

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 Di passaggio in Italia, il cantante inglese ha voluto incontrare la stampa per presentare il suo ultimo eccellente album “Heroes” e fare il punto della situazione sulla sua carriera e sulla musica pop d’oltremanica in generale. Quando me lo dicono, stento a crederci: David Bowie a Roma! Una notizia eccezionale, soprattutto per chi (come il sottoscritto), pur facendo parte della cerchia degli “addetti ai lavori”, si considera tuttora un appassionato, un amante di qualsiasi tipo di musica, purché interessante e sincera. Naturalmente, il musicista non è venuto nella capitale per esibirsi (purtroppo!), bensì per incontrare la stampa, presentare il suo ultimo album “Heroes” e trascorrere qualche giorno di vacanza in una delle sue città preferite; non è molto, se vogliamo, ma non ci possiamo lamentare: finalmente abbiamo occasione di parlare con uno dei migliori musicisti internazionali, di chiarire direttamente con lui certi punti, di mettere a fuoco con una certa precisione la sua immagine. L’appuntamento è fissato per sabato 8 ottobre in un lussuoso hotel romano; pochi i giornalisti invitati, lo stesso Bowie vuol sapere chi sono e per quali testate lavorano; è presente anche la troupe di “Odeon”: Dopo una breve attesa, Bowie fa il suo ingresso in sala: appare abbastanza riposato, sereno, parla con calma, non è assolutamente una “superstar”, anzi, è il primo a rompere il ghiaccio con una battuta. Il suo abbigliamento è estremamente semplice: camicia, pantaloni, zoccoli. L’intervista ha inizio e andrà avanti per circa tre quarti d’ora: logicamente, riportiamo soltanto i momenti salienti.

Dopo una prima domanda sulle idee politiche del cantante (“…le mie dichiarazioni in proposito riguardano soltanto il mio paese, l’Inghilterra; tra l’altro, sono apolitico…” precisa Bowie), si comincia a parlare della situazione musicale inglese. 

DAVID BOWIE: Oggi, in Gran Bretagna, assistiamo ad una rinascita della musica bianca, le vecchie proposte di gente come mC5 e Stooges, i principali esponenti del Detroit Sound (non quello della Motown, evidentemente) vengono prese nuovamente in considerazione. Peraltro, il rock and roll inglese è estremamente diverso da quello d’oltreoceano. In compenso, anche se può sembrare strano, trovo che il punk-rock e il reggae siano molto vicini tra loro.

Visto che abbiamo toccato il tasto del punk, la prossima domanda è ovvia… Cosa penso del punk?

DAVID BOWIE: Secondo me, i punk rockers hanno fatto male ad uscire dalle cantine, dai loro locali; il punk doveva rimanere un fenomeno ‘underground’, uscendo allo scoperto si è suicidato. Oltretutto, pochi dei sedicenti gruppi punk possono essere considerati tali; nel 1970 nacque un gruppo, Third World War, composto esclusivamente da operai: la loro carriera durò tre anni, ma, vi assicuro, quella era una vera “punk band”! Comunque, non capisco perché chiediate a me un’opinione sul punk: sono così importanti e valide le mie idee?” 

Qualcuno, soprattutto in Italia, ti considera punk… 

DAVID BOWIE: Sono troppo vecchio per far parte del mondo punk, e poi vi sono altre ragioni… Ho lasciato questa corona di spine a Lou Reed, Iggy Pop, etc …

Ancora una domanda sul punk: a cosa è dovuto, secondo te, il grande successo di questa musica? 

DAVID BOWIE: Al fatto che tutti possono suonarla. Molti ragazzi, assistendo ai miei concerti, si sono detti: ‘se uno come David Bowie, che non sa suonare molto bene nessuno strumento e non ha una gran voce, ottiene tanto successo, posso provarci anche io, e così…” 

Non sappiamo quante rockstar avrebbero rilasciato una dichiarazione del genere, dato che generalmente ognuna di loro tende a considerarsi il miglio musicista del mondo, ma andiamo avanti. Qualcuno fa notare che i suo ultimi lavori sono molto differenti dai primi 

DAVID BOWIE: Inizialmente, suonavo e cantavo ciò che volevo, poi dopo aver raggiunto un certo successo, ho avuto la tentazione di avvicinarmi di più ai gusti del pubblico, di accontentare tutte le sue richieste; oggi, finalmente, ho ricominciato a fare ciò che voglio.

Uno dei presenti vuole sapere perché Bowie si è esibito, in passato, indossando abiti femminili, ed il musicista, per la prima ed unica volta nel corso dell’incontro, perde il sorriso. 

DAVID BOWIE: Sia ben chiaro: non mi sono mai vestito da donna! Il mio scopo è sempre stato quello di portare nella musica rock Brecht e il teatro giapponese; talvolta ho fatto ricorso a travestimenti, ma non ho mai indossato abiti femminili. Ogni personaggio da me interpretato (Ziggy Stardust, a metà strada tra un extraterrestre e un mimo nipponico, o il protagonista di “Diamond Dogs”, un incrocio tra un essere strano ed un portoricano, etc..) era la sintesi delle fasi precedenti. Su di me sono state scritte tante cose: si è arrivati persino a descrivere travestimenti che non avevo mai usato! Una volta, leggendo un articolo che parlava di determinati vestiti che io avrei indossato in una certa occasione, ho detto: “Ehi, è una buona idea! Domani andrò ad acquistarli”. Oggi non ricorro più ai travestimenti perché, interpretando troppi personaggi, si rischia di diventare nevrotici.

Il film “L’uomo che cadde sulla terra”, da te interpretato, ha ottenuto un buon successo; prevedi di girarne altri? 

DAVID BOWIE: Certamente! L’anno prossimo interpreterò la parte di un famoso pittore espressionista in un film che dovrebbe ripetere il successo del precedente.

A questo punto, la conferenza stampa ha assunto l’aspetto più consueto: domande brevi, risposte telegrafiche o quasi. Qual è la cosa che ti preoccupa maggiormente? 

DAVID BOWIE: Le situazioni troppo semplici. Preferisco incontrare difficoltà in ciò che faccio, mi stimola a tentare nuove strade.

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Quanto guadagni? (Ebbene sì, gli è stato chiesto anche questo). 

DAVID BOWIE: Non quanto la gente crede. Buona parte di miei guadagni vengono immediatamente investiti in nuove iniziative.

E’ facile per te comunicare con il pubblico? 

DAVID BOWIE: Vedi, fino a poco tempo fa, cercavo di comunicare con lui, ora cerco di comunicare soprattutto con me stesso.

Fortunatamente verso la fine l’incontro ha ripreso un tono informale… 

DAVID BOWIE: Parlando più in generale, devo dire che non apprezzo molto quei tastieristi che usano il sintetizzatore per imitare, più o meno, il suono degli altri strumenti. Il sintetizzatore è già di per sé un vero e proprio strumento e come tale va usato. Personalmente, non sono mai stato tanto bene come ora, sono felicissimo di collaborare con gente come Eno e, in particolare, Robert Fripp.

Quali musicisti seguo in questo periodo?

DAVID BOWIE: Soltanto uno: Edgar Froese, un vero e proprio “mostro” di bravura.” 

E con questa affermazione, la conferenza ha termine. In generale, considerando anche le risposte di David a domande che non abbiamo riportato nell’articolo, il cantante inglese ha dimostrato (ma nessuno aveva dubbi in proposito) di essere un personaggio estremamente simpatico, intelligente e colto. Speriamo di incontrarlo nuovamente in futuro, magari in occasione di un suo concerto italiano. Voi che ne dite?

Mauro Eusebi

Il video della trasmissione “ODEON”

Come detto, David Bowie scese in Italia per le interviste e la partecipazione al programma Odeon – Tutto quanto fa spettacolo, in promozione del nuovo album “Heroes”. Senza alcuna band, munito solo di piano, mellotron e del sintetizzatore Steelphon S900, interpretò “Heroes” e lo strumentale Sense of Doubt.

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Carlo Basile

sto pubblicando un libro ed avrei bisogno di due foto di Aldo Bagli con Bowie, a chi mi devo rivolgere? grazie, cordiali saluti,
Carlo Basile

Stefano Nardini

Ciao Carlo, però ci devi raccontare di David a Genova nel 76. Tu eri con lui, ti si vede bene in foto, eddai…
grazie
Stefano