ChangesNowBowie, BBC Radio One, 8 gennaio 1997

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CHANGESNOWBOWIE – Trascrizione dell’intervista a BBC Radio One, 8 gennaio 1997

L’8 gennaio 1997, BBC Radio 1 ha trasmesso uno speciale di un’ora (chiamato ChangesNowBowie) con performance semi-acustiche (registrate a New York) di classici di Bowie, registrati in esclusiva, assieme agli auguri fatti a Bowie da altri musicisti. Ecco l’intera trascrizione. L’intervistatrice è Marianne Hobbs. 

MH: David Bowie, che bello vederti! 
DB: Che bello essere visto!
MH: Parlando di me, debbo dire che mi ha preso un panico incredibile quando ho raggiunto i miei vent’anni, ma a cinquanta, tu come ti senti?
DB: Paradossalmente non ci avrei pensato affatto se …tante persone non me lo avessero fatto notare. Mi sento impacciato sull’argomento. Voglio dire, è una di quelle cose che non ho mai fatto prima e quindi è come indossare un vestito nuovo, e prenderci confidenza. Sto cercando di abituarmi all’idea. Mi sento così bene da poter dire che vorrei essere avuto 50 anni molti anni fa; sembra sciocco ma qui a New York non si vive tutta questa storia sull’età, è probabilmente una cosa più inglese che americana.
MH: Durante le prove al Madison Square Garden hai registrato alcuni brani che abbiamo il piacere di avere qui. Li ascolteremo in questa ora insieme, inizieremo con The Man Who Sold The World. Che cosa ti piace ancora di quella canzone? 
DB: Suppongo di averla scritta perché era una parte di me che stavo cercando. Ora mi sento più a mio agio con il tipo di vita che conduco e anche con il mio stato mentale e spirituale, penso ci sia una specie di unità ora. Quel brano ha sempre esemplificato per me come ci si sente quando si è giovani e quando c’è un pezzo di te stesso che non hai ancora sistemato. Hai questa grande ricerca, questo grande bisogno di scoprire chi sei davvero

THE MAN WHO SOLD THE WORLD
THE SUPERMEN 


DB: E’ davvero strano rifarla dopo tutti questi anni. Non l’ho suonata davvero per un lungo periodo. Piuttosto interessante anche il riff che ho usato, quel dum-da-da-dum, che ho ritirato fuori sul nuovo album Earthling. L’ho usato in un brano. Tocca a voi individuarlo. Quando ero ragazzo, feci una session con una band, una delle milioni di band con cui ho lavorato negli anni ’60 – erano i Manish Boys – sì, loro – e il chitarrista che suonava l’assolo era questo ragazzino appena uscito da una scuola d’arte e già sessionman di alto livello, Jimmy Page… aveva solamente un distorsore e lo usò per quell’assolo; ero molto eccitato e fu molto generoso quel giorno… mi disse “senti, ho questo riff e non lo userò, perché non te lo impari e non vedi se ci puoi fare qualcosa?”. Così mi sono preso questo riff e da allora l’ho sempre usato. Non mi ha mai deluso.
MH: Un gruppetto di star internazionali si è fatta sentire per augurarti buon compleanno. 
DB: Incluso Frederich Nietzche? (ride), che paura!
MH: Abbiamo chiesto loro di farti una domanda; Robert Smith inizia dal livello zero. 
ROBERT SMITH: Ciao David, sono Robert dei Cure, come mai hai scelto il nome Bowie quando hai cambiato nome? (intanto canta Happy Birthday).
DB: Me la cavo davvero con poco, Robert, ti darò un grande bacio domani notte. C’era una band nella metà degli anni sessanta, di fama televisiva internazionale, che si chiamava Monkees e c’era un tipo inglese con loro che si chiamava Davy Jones e io ero proprio David Jones in quel periodo; mi piaceva l’idea che fosse un nome scozzese e dall’altra parte le immagini di un Bowie knife (N.d.T: marca di coltello a serramanico, dal nome del suo inventore) e l’idea che fosse affilato su entrambe le lame e che tagliasse su entrambi le parti.. ho proprio pensato che fosse qualcosa di terribilmente ambiguo e così ho scelto quello.
MH: Molte delle nostre celebrità, tuoi fans, non hanno avuto il coraggio di farti le domande che ti volevano davvero fare, non so, una domanda davvero tosta. Brett degli Suede ci ha provato ma poi si è un po’ tirato indietro 
DB: Forse non sei abbastanza alto per fare quel tipo di lavoro, ad esempio?…
BRETT ANDERSON: Ciao David, sono Brett Anderson degli Suede. Ci sono molte cose che vorrei chiederti, i Tin Machine e cose del genere, ma volevo sapere una cosa… un pezzo splendido che ho sempre amato, è uno dei tuoi primi pezzi ed sempre stato una delle mie canzoni preferite, si chiama Let Me Sleep Besides You. Vorrei sapere che ne pensi e come mai non la esegui mai. Buon compleanno, a presto.
DB: Ma come fai a conoscere quella canzone, credo sia uscita nel… da-da-da-da-da-da-da-da-da- bong, un buon riff, grazie per avermelo ricordato Brett (ride). Penso a volte che avrei potuto essere un compositore romantico, ma non si è mai dimostrato essere il mio forte. Dovrei usare quel riff, sono davvero un vero riciclatore. Sembra influenzato da Simon & Garfunkel ma un po’ più pesante: Ti piace davvero quel pezzo? Sei un tipo strano Brett (ride), davvero.
MH: Ecco l’uomo che una volta disse che Ziggy Stardust gli ha cambiato la vita. Sicuramente lo troverai ossequioso.
IAN MCCULLOGH: David, sono Ian McCullough. Dimmi questa cosa, negli anni che stanno tra Ziggy Stardust e il Thin White Duke quanto decadente divenne la decadenza? Quale brano, al di là dei tuoi, ti piacerebbe avere scritto? Love on ya.
MH: Due domande.
DB: Grazie Ian. Grazie per la domanda. Quanto decadente era, bene, ti dirò, alcuni giorni mi vestivo di verde e di rosso, andava male così. Quale era la seconda domanda?
MH: Quale canzone vorresti aver scritto?
DB: Oh mio Dio, dipende dai momenti. La prima che mi viene in mente immediatamente è Shipbuilding. Credo sia uno dei più bei brani mai scritti. Un pezzo incredibile, mi commuovo già alle prime battute. In particolar modo nella versione di Robert Wyatt. Ritengo sia la canzone più tragicamente bella.
MH: Suppongo, voglio dire, che tu abbia avuto una vita piuttosto spericolata, avresti mai pensato che saresti arrivato a cinquant’anni ancora sano di mente?
DB: Ma io non volevo arrivare a cinquant’anni, era così unglamorous voler arrivare a cinquant’anni. C’è un certo punto, quando sei giovane.. sei abbastanza fuori di testa, in un qualche modo ti distrai e quasi vorresti che tutto finisse perché è meglio darci taglio a trent’anni o rischi di ritrovarti ai trentacinque; come dire o in gran forma a 30 o distrutto a 35. Ma dopo aver visto che non poteva succedere, sono in qualche modo sopravissuto a questa cosa e tutto è diventato strano, perché non ci avevo mai pensato fino a quel momento. Mi sono sentito in qualche modo di troppo fino a quarantatre anni, poi quarantaquattro, poi ho iniziato a sentire che ci poteva essere qualcosa di positivo nell’invecchiare.
MH: Quanto tempo ti ci vuole adesso per riprenderti dopo una intera notte passata a bere, David?
DB: Circa ventiquattr’ore (ride). In realtà non bevo più, mi dispiace dirlo. Voglio dire, so che sto parlando a un pubblico inglese, ma.. mi dispiace, non succede più (ride). No, ho smesso di bere tantissimi anni fa, e di usare anche altre cose.
MH: A quale punto hai deciso “devo smettere di bere”. 
DB: Penso lo svegliarsi al mattino, giorno dopo giorno, e realizzare che odi la vita. In un qualche modo arrivi a un punto in cui dici “non ce la faccio più” e allora ho fatto qualcosa.
MH: Suppongo che la maturità, in Occidente, sia un segnale importante. 
DB: Ma io ho superato la maturità (ride), di un bel po’.
MH: E’ come se i Sex Pistols si ricoprissero di pelle quando si riuniranno a quarant’anni. 
DB: Esatto
MH: C’è qualcosa che non oseresti davvero fare, adesso che hai cinquant’anni? 
DB: Sì, molte ma non te le dico! (ride). Non so, una bella domanda: Penso di essere abbastanza pazzo da tentare di fare qualsiasi cosa.
MH: Che mi dici dell’attività fisica, quanto tempo dedichi all’attività fisica per fare in modo il tuo fondoschiena smetta di scivolarti giù?
DB: (ride) E’ un mio modo di dire quello! Ricordo che anni fa dicevo che la prima cosa che di cui ti accorgi a quarant’anni è che ti alzi alla mattina e ti cade il culo. Non so, non ho un gran fondoschiena, sono piuttosto magro.
MH: David, Andy Warhol. E’ un ruolo che hai già interpretato una volta nella tua vita, e hai anche scelto di registrare una versione acustica del brano, chiaramente presa da Hunky Dory, per noi a BBC Radio One. Raccontaci qualcosa di lui. Che cosa ti affascinava di lui? 
DB: Credo le stesse cose che affascinavano ogni studente delle scuole di arte negli anni Sessanta. Il fatto è che sia il personaggio era tanto noto quanto i suoi lavori. Il fatto è che la maggior parte delle persone conosceva più il suo nome e il suo modo di presentarsi che quello che faceva in realtà. Quando lo incontrai per la prima volta, gli portai questo brano e glielo suonai e lui ci rimase di stucco. Non gli piacque per niente e (ride) e si fece piccolo piccolo per l’imbarazzo. Ritengo che abbia pensato che lo volessi distruggere in quel pezzo ma non era quello che volevo fare, era un ironico omaggio. La prese davvero male, ma gli piacquero le mie scarpe. Ne indossavo un paio che mi aveva prestato Marc Bolan, di un bel giallo canarino, con i tacchi a zeppa, le punte tonde, credo fossero del 1971. Lui disegnava scarpe nelle pubblicità che faceva e quindi avemmo qualcosa di cui parlare.
MH: Mick Jagger ha detto di te “non portate mai un paio di scarpe nuove in sua presenza”, non riesco a capire a cosa si riferisse.
DB: Lo so perchè lo ha detto. Una volta mi mostrò la copertina di un album che stava preparando con l’aiuto di un artista, Guy Pelleart, e io immediatamente sono corso a farmi fare anche la mia di copertina (ride), non me lo ha mai perdonato perché la mia copertina era Diamond Dogs e non ricordo quale fosse la sua.

ANDY WARHOL
REPETITION

MH: Repetition dall’album Lodger. Una versione straordinaria, David. 
DB: Ho voluto scegliere un paio di canzoni tra le meno conosciute. Volevo provare a farla acustica perché è un pezzo molto elettronico e volevo vedere di che era fatta una volta ridotta al minimo e.. è interessante vedere come qualcosa già minimale di fatto funzioni bene con una resa molto semplice. Lo so che sembra strano, ma è Reeves, che volete farci?
MH: Che ne avrebbe fatto il Bowie venticinquenne del Bowie cinquantenne?
DB: Penso sarei impazzito perché non ero abituato ad avere intorno a me gente felice e penso mi sarei rinchiuso in scatola e incatenato… Sarei stato troppo esuberante per un venticinquenne. Venticinque anni. Tenevo tanto a me stesso e trascorrevo più tempo con me stesso che con gli altri, e leggevo tantissimo, e penso oggi di essere esattamente il contrario.
MH: Hai un periodo che preferisci quando pensi a tutta la tua carriera, una pettinatura che ti piace di più, un trucco e magari in una tutina (N.d.T: qui l’intervistatrice usa il termine “catsuit” per dire tutina e Bowie risponderà giocando su doppio senso delle parola).
DB: Non ho mai portato tutine (N.d.T: “catsuit” letteralmente è abito da gatto). Li ho mai indossati? Forse più quelli da gattina. Non so, lego tutto ai miei personaggi. Non ho mai pensato a loro nei termini di accessori o altre cose.Voglio dire, se vedo qualcosa del passato in una foto, mi ricordo l’intero personaggio sul quale stavo lavorando in qul periodo. Per me gli accessori sono un’intera esperienza di vita (ride), anche quando sei più giovane penso. Gli accessori sono molto di più di qualcosa da portare addosso, sono una affermazione di ciò che sei, sono un segno, diventano un simbolo. Un mio amico George, quando eravamo molto giovani… andavamo a comperare le scarpe da Denson’s a Lewisham, proprio sotto il ponte della stazione… si chiamava Denton ma le scarpe erano Denson a punta, se ricordo bene. Era il 1961 ed eravamo orgogliosi di essere i primi ragazzi della zona ad avere scarpe italiane. Vengono di solito chiamate “winkle pickers” (N.d.T.: ammazzascarafaggi) ma oggi si dice “a punta”.
MH: Oggi sei sul feticismo della scarpa.
DB: (ride) Sono esperto di scarpe. Ma fummo surclassati da un tipo “giusto” del sesto anno che si chiamva Gavin. Un tipo molto fico – sarà andato a lavorare in pubblicità. Indossava stivaletti Chelsea. Erano così eleganti perché non erano a punta e avevano ai lati delle bande elastiche. Ci rimanemmo davvero male.
MH: Credo che tu sia responsabile dei disastri dei tagli di capelli di alcune decine di migliaia di adolescenti. 
DB: Disastri?
MH: Quando hai deciso di sperimentare per la prima volta l’henné per creare Ziggy Stardust..
DB: Più fuori di testa loro, avrebbero dovuto usare… Che usavo io? La Schwarzkopt.
MH: Torniamo alle domande fatte dai nostri personaggi famosi. Ecco il boss thegli U2.. 
BONO: Hallo Spaceboy, sono il maggiore Bono, mi senti? C’è qualcosa che non va? (N.d.T.: sono tutte citazioni da canzoni di Bowie). Certo che c’è qualcosa che non va. Hai cinquant’anni e ne dimostri 15. 
DB:Sembra che tu abbia trascorso una bella nottata!
BONO: C’è da qualche parte un quadro che racconta la tua vera storia. Sei Dorian Gray. Se c’è questo quadro, chi lo ha dipinto? Buon compleanno, sei davvero un principe. Il mondo dovrebbe mettersi in coda per baciarti il culo. 
DB: Grazie Bono, potresti essere il primo della fila (ride). E’ un tipo adorabile, molto generoso. Mi ricordo che appena prima di Natale, non era un regalo di Natale,qualcosa che mi interessava, mi ha mandato due splendide biografie di Samuel Beckett. Su una il taglio dei capelli di Beckett non era molto diverso da quella che porto adesso e dentro ci ha messo questo messaggio “questo uomo ha il tuo stesso taglio di capelli e sono certo che da qualche parte ha un paio di scarpe coi tacchi a spillo”. E’ un ragazzo divertente. Ho visto una foto che ho fatto. Ero in internet oggi e passavo alcune fotografie e ne ho trovata una che era stata evidentemente presa al mattino molto presto dopo una grande festa a New York circa nel 73/74, e ci siamo io, David Johansen e Cyrinda Foxe, sdraiati per terra mezzo addormentati in mezzo a una quantità incredibile di rifiuti e di macerie. Sembriamo tre disperati completamente finiti, alcolizzati all’ultimo stadio. Voglio dire, una foto incredibile. La foto di tre tipi che non si sarebbero mai più ripresi.
MH: Naturalmente non tutti hanno voluto farti delle domande, alcuni hanno voluto lasciarti un messaggio personale .. consegnartelo con il piccione viaggiatore. 
SCOTT WALKER: Ciao David, sono Scott Walker. Ti raggiungo per mezzo di un registratore un po’ scadente, spero funzioni. Oggi farò una eccezione e non ti farò nessuna domanda. Sono sicuro che fra i molti messaggi ci saranno quelli sul fatto che tu hai sempre seguito strade nuove, e sul fatto che hai liberato molti artisti e questo è senza dubbio vero.Come tutti gli altri vorrei ringraziarti per tutti questi anni, in particolar modo per la tua generosità d’animo che è arrivata ad altri artisti. Ne sono stato il beneficiario in più di una occasione, lasciatelo dire. Buon compleanno, e, ad ogni modo, il mio giorno viene dopo il tuo e quindi brinderò a te dall’altra parte della notte. Che ne dici?
DB: (sospira) (pausa) Bene, ecco.. incredibile…ho visto Dio alla finestra.
MH: Lui è il capo. Devi assolutamente amarlo. 
DB: Colpa sua, temo. Penso sia il mio idolo da quando ero ragazzo. Davvero commuovente. Ne voglio una copia
MH: Certamente 
DB: Sono assolutamente… mi ha davvero colpito. Grazie.
MH: E’ interessante ascoltare Scott che parla del fatto che tu abbia liberato così tanti artisti. Penso sia vero, sei stato senza dubbio la prima icona androgina. Ai giorni nostri nessuno fa più caso alle persone che si vestono in modo eccentrico. Lo hanno fatto tutti da Kurt Cobain a Eddie Izzard.
DB: Non so che dire.
MH: Ma ritengo che quando esibivi la tua ambiguità sessuale i tempi fossero davvero molto diversi. Scommetto che non potevi fermarti a prendere un tè in qualsiasi posto a nord di Soho senza essere preso in giro.
DB: Sì, lo potevi fare ma dovevi prendere la vita nelle tue mani (ride). Credo ancora che molto sia… volere essere provocatori, voler essere l’elemento di confronto. L’altra cosa era che io mi rifiutavo di vivere un qualsiasi tipo di vita chiusa dietro a una porta e cose del genere, ma di nuovo sono stato abbastanza fortunato da vedere quante vite sono state buttate all’aria perché vissute in una strana penombra e io sapevo solo di essere una persona che non lo poteva fare. E credo che sia stata la cosa giusta da fare. Direi che una delle cose più importanti da fare nella propria vita sia di non nascondere ciò che si è o ciò che si vuole e ci si diverte molto di più nel lungo periodo se si è stati onesti sin dall’inizio.
MH: La tua influenza è stat davvero grande. Lo noti all’interno del ballo, del rock’n’roll, anche nella moda. Devi essere morto dalle risate alcuni anni fa quando tutte le fotomodelle più famose si sono rasate le sopracciglia. 
DB: Vorrei dirti che io sono davvero appassionato di musica. Sono un vero appassionato. Mi eccito quando sento un suono che mi colpisce, che mi prende e mi fa ballare dentro. E’ una forza vitale per me e la musica lo è sempre stato. Sarò sempre questo ragazzino di dodici anni. La moda non ha minimamente lo stesso effetto su di me. E’ qualcosa da mettere addosso. La vedo come qualcosa in cui mi vesto da personaggi diversi man mano che mi avvicino a loro. Sono tornato a interpretare personaggi in Outside e mi ci sono divertito. Ma mi sento più al riparo oggi perché non li impersono quando sono fuori dal palcoscenico. Penso che la moda sia divertente . E’ così nonsense, non dobbiamo fare nulla, è come la cucina, dobbiamo mangiare – non dobbiamo metterci un vestitino sopra. I broccoli con addosso un paio di calze. E’ completamente inutile ed è ciò che la rende divertente.
MH: Da Ziggy Stardust, questa è Lady Stardust. 

LADY STARDUST

DB: E’ una canzone davvero bella. Sembra anche migliore oggi, è un bell’esempio di scrittura. E’ probabilmente uno dei primi brani che ho scritto per Ziggy, basato su questa storia su questo americano chiamato Vince Taylor, arrivato in Inghilterra e completamente fuori di testa. Era un imitatore fallito di Elvis ma se ne andò in Francia passando per l’Inghilterra e divenne un Elvis francese.. poi una notte se ne uscì fuori sul palcoscenico, vestito come Gesù, e disse che la sua musica era finita e che era lì per salvare il mondo (ride). Vince non è più tra noi purtroppo. L’ho frequentato per un po’ quando viveva a Londra, era completamente pazzo. Mi ricordo che un giorno mi portò in Tottenham Court Road e aprì una carta del mondo, la distese per terra e mi mostrò dove i marziani sarebbero atterrati. Eravamo là inginocchiato su questa carta nel bel mezzo dell’ora di maggior traffico e pensai “ma come è ridotto questo tipo?”. Era completamente fuori di testa e poi non più saputo nulla di lui. Ma un tipo come quello poi ti accompagna e divenne il modello di Ziggy, uno dei tanti. Poi ho messo insieme frammenti e pezzi presi da altri artisti e tutti insieme divennero questo splendido ed elegante ragazzo, Ziggy.

LADY STARDUST
WHITE LIGHT WHITE HEAT

MH: David Bowie con White Light White Heat, uno dei brani che suoni molto volentieri dal vivo, David. Si strappano tutti i vestiti quando attacchi con quel pezzo. 
DB: Beh, penso che siano molte ragazze più invecchiate che mi rilanciano indietro i miei vestiti. Quelli che ho lasciato nelle loro camere tanti tanti anni fa. I Velvet, assieme a Scott e a qualcun altro, hanno avuto una influenza davvero molto grande su di me. Ho un episodio molto divertente sui Velvet, e l’ho raccontato per la prima volta a Lou Reed durante le prove l’altro giorno e non ci poteva credere. Quando arrivai in America, agli inizi degli anni settanta, un mio amico mi disse “ci sono i Velvet al…”. Penso fosse l’Electric Circus. Così andai a vederli e furono fantastici, fecero tutti i miei pezzi preferiti.. “Heroin”, tutti quei brani suonati in punta di dita e “White Light” e “Waiting for the man” e fu molto bello.. dopo lo show andai nel backstage e riuscii ad avvicinare Lou Reed e iniziai a parlargli della musica, di quanta influenza avessero avuto su di me e sul fatto che io sembravo il solo in Inghilterra ad ascoltarli, parlammo per un’ora e lui fu davvero speciale, un tipo davvero gentile. La settimana dopo quando incontrai di nuovo il mio amico americano, mi disse “cosa intendi quando dici che hai parlato con Lou Reed, ha lasciato la band già da molti anni”. Io dissi “Ero seduto di fianco a lui e gli parlavo”, mi disse no, era Doug Yule, quello che è venuto dopo di lui. “Oh mio Dio” dissi. Quando l’ho raccontato a Lou l’altro giorno, mi ha detto “Sai che in una libreria mentre stavo autografando alcuni miei libri ho buttato l’occhio tra la folla e ho visto Doug Yule alla fine della coda che mi salutava” (ride). Penso che Doug Yule sia diventato in qualche modo più misterioso dello stesso Lou. Doug Yule, l’enigmatico.
MH: Non potevamo organizzare uno spettacolo come questo senza la presenza di un classico uomo del nord, eccolo.
MICK HUCKNALL: Ciao David, scemetto londinese. Sono Mick Hucknall, da Manchester. Rispondi a questo. Come reagisci ai giornalisti musicali quando si mettono a espriemre giudizi sulla tua carriera? E’ davvero splendido vedere celebrare la tua musica in questo modo. Voglio augurarti un buon compleanno e molto successo. Penso tu sia meraviglioso. 
DB: Anche io penso tu sia meraviglioso. Grazie davvero. La mia reazione immediata a quel genere di cose è quella di pensare alla mia vita, al mio gruppo di amici e alla mia famiglia e mi sento bene … allora non mi viene proprio nulla da dire su tutto il resto delle cose. Penso di avere vissuto una vita splendida, in tutto e per tutto, di avere fatto esperienze incredibili e mi sono andate bene molte cose. Non ho nessuno diritto di andare giù pesante con chi vuole esprimere giudizi sulla mia vita ed anche sulla sua.
MH: Chi altro se non uno dei Pet Shop Boys avrebbe avuto la faccia tosta di fare una domanda come questa?
DB: (ride) Chissà quale è….
NEIL TENNANT: Ciao sono Neil Tennant. Ti sei pentito di avere detto nei primi anni Settanta di essere bisessuale e lo eri davvero? 
DB: Era meglio se dicevo che ero trisessuale ma non lo ho mai fatto. Una battuta che mi è venuta in ritardo. Trisessuale? Che vuol dire David? Vuol dire “proverò tutto” (ride). Ok Neil?
MH: Questa ultima domanda ci porta inevitabilmente alle prossimo gruppo di domande che naturalmente parlano di sesso e penso che tutti vogliano parlare con te di sesso. Chi ti rivolgeva le sue attenzioni in quel periodo, i ragazzi o le ragazze?
DB: Se la mia memoria non mi tradisce era sempre il contrario di quello che ci si aspettava. La mia memoria non mi è mai stata di grande aiuto; mi pare che fosse sempre il contrario perché sentivo di avere veramente problemi col sesso. Non riuscivo a combinare nulla (ride).
MH: Non ci credo nemmeno per un minuto.
DB: Già e non dovresti farlo. Ho vissuto un periodo terribilmente irresponsabile e promiscuo. Era come un paradiso. Ma non è male nemmeno ora (ride).
MH: Che mi racconti della peggiore malattia trasmessa per via sessuale che ti sei beccato? 
DB: Mai avuta una… (ride)
MH: Veramente?
DB: (ride)
MH: Ascoltiamo ancora musica allora, dal periodo Tin Machine questa è Shopping For Girls. Chiaramente Brett non voleva compromettersi. Non ti voleva turbare David, con i tuoi cinquant’anni, ma non gli piacevano molto i Tin Machine. Che ti ricordi dei Tin Machine, eri davvero aggressivo su questo argomento in quel periodo per quanto mi ricordi io.
DB: Lo sono tutt’ora. No, non lo sono. La vedo solamente in modo diverso da ogni altro perché ho attraversato quel periodo e so di quanto avessi bisogno di quella esperienza. Avevo proprio smesso di comporre negli anni che vanno dall’87 all’88. Ero completamente indifferente nei confronti della musica, è stato il mio vero periodo di crisi. Non sapevo proprio che stavo combinando. Ho solamente preso la grande decisione di buttarmi in qualcosa che fosse la più inaspettata. Solamente per darmi una mossa e ce l’ho fatta. Pubblicalo e sarai dannata!

SHOPPING FOR GIRLS 

MH: Registrata in esclusiva per Radio One, questo era David Bowie dal periodo Tin Machine. Bene, è il momento di altre domande che vengono dalle nostre celebrità. Damon ti voleva fare una domanda sul tuo periodo molto commerciale negli anni Ottanta, ma ha cambiato idea.
DAMON ALBARN: Ciao, sono Damon. Buon compleanno. Mi auguro che tu ti stia apprezzando la vita. Ci sono molte domande che vorrei farti ma una che avrei sempre voluto farti è chiederti se hai mai pensato di scrivere un musical. Hai quasi sempre scritto in qualche modo dei musical. Buon compleanno.
DB: Ho scritto centinaia di musical nella mia testa e la cosa che mi ha sempre fatto perdere entusiasmo è il pensiero di andare a vedere un musical, sono sempre così brutti che non sono mai rimasto a vederne uno fino alla fine nel caso si concludesse a Broadway e questa è sicuramente la cosa più deprimente. Non so, avevo in mente che deve esserci un modo per fare un musical itinerante che possa funzionare nei grandi spazi del rock e penso possa davvero esistere. E’ sicuramente una tra le ultime ambizioni delle mia carriera, da portare a compimento senza scivolare in tutta quelle roba sdolcinata di Broadway.
MH: Ian McCullogh poco fa ti ha posto una domanda sull’eccesso e penso probabilmente che questo argomento soggiacia anche alla domanda di Sean Ryder. 
SEAN RYDER: Ciao David, sono Sean dei Black Grape. Ti diverti ancora a fare il “dude”. Buon compleanno David, sei un “dude” davvero “cool”. Auguri.
DB: Che bello, grazie davvero. Mi piace quella band, davvero. Un gruppo davvero eccitante. Si, mi diverto ancora e mi diverto ancora di più nelle sue forme più moderate.
MH: Debbo confessare che uno dei miei brani preferiti, preso da qualche documentario che ho visto fatto su di te è stato “Cracker Actor”, che ritengo un lavoro davvero grandioso. Sembra che avessi ingerito un intero set da farmacia, hai presente nelle scene nella macchina, dietro. Che tipo di combinazione di droghe prendevi in quei giorni, sembrava quasi una prescrizione fatta da Elvis.
DB: La quantità di droghe che pigliavo era assolutamente incredibile. Ero pericolosamente dipendente. E’ molto doloroso per me vedere “Cracked Actor” perché so come era la mia vita interiore ed io era completamente andato. Non riesco a dirti quanto fosse brutto vivere per me. Credo che uno degli scherzi che quel tipo di successo può farti è darti tutto dal punto di vista materiale, andava davvero tutto bene. Un pubblico fantastico in tutta l’America, davvero fenomenale… mentre tutto il resto nella mia vita, intorno a me, e come mi sentivo, era assolutamente terribile. Il peggio più assoluto. Uno dei periodi peggiori della mia via, tutta la metà degli anni settanta.
MH: Già… ma scommetto che avevi una.stanza da bagno tra le più belle dell’emisfero orientale. 
DB: Me lo hanno detto (ride). Il mio vecchio amico, il mio vecchio compagno Eno sosteneva che sono i processi mentali, è l’aeroplano con cui ti scontri e dal quale fuggi. Non mi metto fisicamente più a rischio. Mi piace questa mia carcassa di sangue e budella e voglio campare ancora un po’.
MH: Abbastanza a lungo da vedere alcuni concorrenti del 1997 farcela. Sto parlando dei Placebo che hai sostenuto per tanto tempo David e penso che abbiano qualcosa da dirti. 
BRIAN MOLKO: Ciao David, sono Brian dei Placebo. Ora che abbiamo fatto assieme una decina di show, che siamo stati band di supporto molte volte, vorrei sapere se c’è per noi la possibilità di collaborare in un album, ci farebbe molto felici. 
DB: Grazie Brian. Penso che siate una band straordinaria. Ciò che Brian non sa è che mi piacerebbe molto produrre i Placebo. Non so il perché ma c’è molto di Brian, del modo in cui lavora, nel suo modo di essere deciso che mi ricorda molto di me quando avevo la sua età. Ritengo sia un compositore davvero di talento e il suo potenziale non si è ancora espresso. Garantisco che sarà una grande band.
MH: David, è noto che sei stato derubato in modo piuttosto serio dal tuo management all’inizio della tua carriera. Dovresti essere oggi un uomo incredibilmente ricco, voglio dire non hai da chiederti da dove arriveranno i prossimi soldi ma dubito che tu possieda il tuo arcipelago di isolette nei Caraibi.
DB: Direi che sono ricco ma non ricchissimo.
MH: Credo tu sia anche il primo artista a essere quotato in borsa (N.d.T.: l’intervistatrice usa il Verbo “float”- galleggiare, fluttuare – che spiega la risposta divertita di David)
DB: (ride) Mi sento un pallone pieno d’aria.
MH: Voglio dire… che avranno in cambio gli investitori? Cercano indumenti intimi usati o una grossa fetta di royalties? 
DB: Non parlo mai delle mie questioni finanziarie.
MH: Povero…. 
DB: (ride) E’ una bella cosa averla comunque….
MH: Beh oggi termineremo con un paio di brani per gli appassionati, Aladdin Sane e Quicksand.. Doppio colpo…
DB: Sono così contento di aver pensato a rifare Quicksand. C’era qualcosa nella band che mi diceva che l’avreo avrei dovuta rifare: Me ne ero completamente scordato e da quando l’ho fatta qui per voi… la suono dal vivo nei miei show ora e mi ero scordato che è davvero un bel pezzo.Mi piace molto.

QUICKSAND
ALADDIN SANE 

MH: David Bowie, cinquant’anni, grazie per essere stato qui con noi. 
DB: Grazie a voi per avermi ospitato nel vostro programma, mi sono divertito molto. Davvero divertente.
MH: Posso farti ancora una domanda? Se ti fosse data la possibilità di scegliere una persona al mondo per un bacio illecito, chi sceglieresti? 
DB: Oh.. Ti dirò… io a 80 anni e Iman a 70.
MH: Grazie davvero, è stato splendido. 
DB: Piacere mio.

Se avete informazioni e materiale da inviarci, scrivete a velvetgoldmine@velvetgoldmine.it

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